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Le tappe degli aiuti al Kirghizistan da parte della Presidenza kazaka dell’OSCE

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Molti osservatori sono sempre più concordi nel ritenere che il fulcro geoeconomico e conseguentemente geopolitico del mondo si stia spostando verso Oriente e che la centralità della supremazia anglofona, che ebbe il suo apogeo durante il secolo scorso, vacilli e stia sgretolandosi per cedere il passo ad un multipolarismo già consolidatosi in nuove entità emergenti, come Cina, India e Russia.

Una realtà cui, di fatto, stiamo assistendo è la creazione di nuove entità eurasiatiche come il Kazakistan, un Paese che già possiede un suo prestigio sullo scacchiere internazionale, riuscendo ad influenzarne le sorti attraverso l’esercizio di quel soft power, d’appannaggio fino ieri esclusivamente occidentale ed al momento obnubilato dalla deriva verso l’eterogeneità dei fini e verso la logica dei due pesi e delle due misure.

Un passo fondamentale in questa direzione compiuto dal Kazakistan è quello di aver assunto, dal primo giorno dell’anno corrente, la presidenza di turno dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), nata nel 1973.
Un traguardo importante ed ambizioso, un passo in avanti la cui emblematicità non è di poco conto per questo Paese rappresentativo dell’intera compagine turcofona ed eurasiatica, nonché crocevia nevralgico fra l’Est e l’Ovest del mondo.
Un altro primato conseguito dal Kazakistan, attraverso l’attribuzione di questa presidenza, è quello di essere la prima fra le ex repubbliche sovietiche ad assumere questo ruolo di guida alla testa delle 56 nazioni rappresentate dall’OSCE, nonché la prima fra le nazioni in cui la fede dominante è quella islamica.

Una scelta, pertanto, altamente simbolica e sintomatica – con cui anche l’Italia si era a suo tempo schierata – che premia i risultati raggiunti, da questa nazione contraddistinta da un multiculturalismo plurietnico, nella direzione fortemente voluta dal suo governo, nella fattispecie dal suo Presidente Nursultan Nazarbayev, verso il dialogo interculturale e interreligioso.

Questa Presidenza è una sfida importante per il Kazakistan, ma nel contempo una chance che gli fornirà gli strumenti per imprimere il proprio contrassegno su questo organismo internazionale.
Nursultan Nazarbayev, nel discorso tenuto in aprile a Vienna in occasione della seduta di inaugurazione del Consiglio Permanente dell’OSCE, fra le altre cose, ha voluto rimarcare l’importanza del ruolo dell’OSCE per il mantenimento dell’architettura della sicurezza globale. Tuttavia, ha altresì voluto precisare che una delle questioni urgenti, incombenti sul futuro dell’organizzazione riguarda la sua disponibilità a rappresentare equamente le diversità del mondo attuale, altrimenti il suo immobilismo potrebbe accrescere la suddivisione in blocchi della stessa, unitamente ad una “linea di demarcazione” fra l’Occidente e lo spazio che procede da “Vienna verso Oriente”. Quindi più recentemente dal seggio della presidenza dell’OCSE ha richiesto una visone meno parcellizzata della realtà, invocando la capacità di pensare per grandi spazi. Ricordiamo che l’Organizzazione gioca, ha giocato e continua a giocare un ruolo importante nel mantenimento dell’architettura della sicurezza in un’area che va da Vancouver a Vladivostok.
Da ciò consegue che la sicurezza dell’Europa “atlantica” dipenda strettamente dalla stabilità dell’Asia Centrale. Una stabilità che però è messa in discussione sia da crisi interne all’area – ultimo esempio quella del Kirghizistan, con pesanti riflessi sul limitrofo Uzbekistan – sia, soprattutto, dal confinare meridionale con l’area di crisi più sensibile di questi ultimi anni: l’Afghanistan, e, in senso più lato, la vicina area del Golfo Persico.

Riguardo ai fatti del Kirghizistan, il Presidente della Repubblica kazaka, Nursultan Nazarbayev ha, innanzitutto, espresso il suo rammarico per il sangue versato dalla popolazione civile, condannando le violenze ed i saccheggi che hanno avuto luogo nella vicina Repubblica, dichiarando:

“La Repubblica del Kirghizistan è nostra vicina. Sono oltremodo dispiaciuto di fare da spettatore a quest’evento e rammaricato dell’abisso di prostrazione in cui è sprofondato il popolo kirghiso, nostro prossimo e fratello.
Allorché tutti i politici affermavano di essere preoccupati per la gente, già il secondo giorno, erano iniziati i saccheggi. I negozi sono stati distrutti e bruciati mentre le banche sono state chiuse e gli investimenti abbandonato il Paese.
Senza stabilità, nulla può essere. Non è né con la politica né con le barricate che si dovrebbe affrontare il problema, bensì facendo in modo di fornire, innanzitutto, i mezzi di sussistenza al popolo, garantendogli un lavoro.

Il risultato di tale andazzo è che oggi, più della metà della popolazione del Kirghizistan, vive al di sotto della soglia della povertà, con un tasso di disoccupazione molto alto. Il PIL pro capite del Kirghizistan è di 8.00 dollari a fronte degli 8.000 del Kazakistan.
In Kazakhstan, infatti, in tutti questi anni, la gente ha potuto condurre una vita serena, tranquilla, lavorando e crescendo i bambini. Il Paese è stabile e, nonostante il contesto multietnico, il rispetto e la tolleranza verso il prossimo sono molto alti. E ciò ci offre l’opportunità di crescere, la possibilità di attrarre gli investimenti. Tutto questo suggerisce che la stabilità e la convivenza pacifica del popolo sono le cose più importanti da salvaguardare”.

I fatti salienti che, nel corso dell’anno, fino a giugno, hanno caratterizzato ufficialmente l’attività del Kazakistan, nella sua veste di rappresentante dell’OSCE sono stati i seguenti:

L’8 aprile durante una conversazione telefonica da parte del Presidente dell’OSCE, il Ministro degli Affari Esteri della Repubblica del Kazakistan Saudabayev, con il Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon è stata espressa una forte preoccupazione per la situazione in Kirghizistan, cordoglio per la perdita di molte vite umane e la volontà di cooperare per risolvere la situazione.
Ban Ki-moon decideva così di inviare il suo Rappresentante Speciale, il Vice Segretario Generale esecutivo della Commissione economica per l’Europa, Jan Kubis, che già nel 2005 aveva partecipato a risolvere la situazione in Kirghizistan.

Saudabayev prendeva la decisione di inviare in Kirghizistan il suo Rappresentante Speciale, Janybek Karibzhanova, Vice Presidente della Mazhilis, capo del gruppo kazako-kirghizo inter-parlamentare, con il rango di Ambasciatore Straordinario nonché di Ambasciatore Plenipotenziario del Kazakhstan. Ed ancora inviava in loco Herbert Salber, direttore del Centro per la prevenzione dei conflitti dell’OSCE.
Il Presidente dell’OSCE intratteneva, inoltre, conversazioni telefoniche con i suoi omologhi, i capi dei ministeri degli Esteri della Russia: Sergey Lavrov, del Regno di Spagna (Presidenza UE): Miguel Moratinos, della Repubblica di Lituania: Azubalis Audronius, oltre che con Jan Kubis.

Sempre l’8 aprile, su iniziativa del Kazakistan, a Vienna si è tenuta una riunione speciale del Consiglio permanente dell’OSCE sulla situazione nella Repubblica del Kirghizistan.
Il 27 aprile Saudabayev si è sentito con il Ministro degli Affari Esteri italiano, Franco Frattini, il quale ha elogiato il lavoro della Presidenza Kazaka dell’OSCE a risolvere la crisi nella Repubblica del Kirghizistan, in particolare la guida del Presidente Nursultan Nazarbayev. Nazarbayev, attraverso un apposito decreto governativo, aveva devoluto al Kirghizistan 3.000 tonnellate di gasolio in aiuti umanitari.
L’11 maggio, per Decreto del Presidete Nuesultan Nazarbayev, è stato nominato Utmuratov Bulat Zhamitovich quale rappresentante speciale del Presidente della Repubblica Kazaka in materia di cooperazione con la repubblica del Kirghizistan.
Quindi dal Fondo della riserva dell’OSCE ha assegnato 200.000 euro per il mantenimento dell’ordine pubblico e della sicurezza e per il rafforzamento dello stato di diritto e di democrazia in Kirghizistan.
Il 15 maggio Utemuratov, incontratosi con il Presidente del governo provvisorio del Kirghizistan Roza Otunbayeva e con il Vice Presidente del Governo Provvisorio Tekebayev, ha discusso circa la possibilità di istituire dei meccanismi per regolarizzare il flusso di lavoratori migranti provenienti dal Kirghizistan, così come la promozione delle relazioni economiche attraverso l’apertura della frontiera kirghizo-kazaka.
Il 19 maggio Saudabayev ha espresso profonda preoccupazione per i tragici avvenimenti nella regione meridionale kirghiza di Jalal-Abad, facendo la seguente dichiarazione:

“Esorto tutte le parti ad astenersi dalla violenza e di fare tutto il possibile per evitare ulteriori scontri e di risolvere i problemi, appellandosi alla tolleranza ed al compromesso. Particolarmente inaccettabili sono i conflitti su base etnica. Una questione urgente che può creare le condizioni per far uscire in Kirghizistan dalla crisi, è quella di assicurare lo stato di diritto e di legalità, in accordo con la stabilità sociale”.

Il 12 giugno, Saudabayev in una conversazione telefonica con il capo del governo provvisorio della Repubblica del Kirghizistan Roza Otunbayeva, si è rammaricato per la morte e il ferimento di molte persone durante gli scontri di Osh ed ha espresso grave preoccupazione per il perpetrarsi di continue violenze.
Lo stesso giorno, Saudabayev in occasione di colloqui telefonici con il Segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon, con l’Alto Rappresentante della UE per gli affari esteri K. Ashton nonché con i ministri degli Esteri della Presidenza di turno della UE, lo spagnolo M. Moratinos, il russo Sergey Lavrov e il turco Ahmet Davutoglu, ha informato gli interlocutori della sua decisione di inviare in Kirghizistan il suo rappresentante speciale, Zhanybek Karibzhanova unitamente ai dirigenti del Centro di prevenzione dei conflitti dell’OSCE.
Il 14 giugno su iniziativa del Kazakhstan si è tenuta a Vienna una riunione speciale del Consiglio permanente dell’OSCE sulla situazione nella Repubblica del Kirghizistan. Nel corso della riunione, Knut Vollebek è stato prescelto come Alto Commissario dell’OSCE per le Minoranze Nazionali.
In seguito Saudabayev ha parlato con il Segretario di Stato statunitense, Hillary Clinton, scambiando opinioni sulla situazione in Kirghizistan. La Clinton ha elogiato gli sforzi del Presidente Nursultan Nazarbayev sia come leader di uno Stato vicino che come Presidente dell’OSCE.
Il 15 giugno a Bishkek la sessione del Meeting di coordinamento, presieduto da J. Karibzhanov con la partecipazione del rappresentante speciale del Segretario generale dell’ONU, M. Jenca, del segretario del Consiglio di sicurezza della Repubblica del Kirghizistan, A. Orozov, dei capi delle missioni diplomatiche e delle organizzazioni internazionali, ha affrontato i temi di una rapida stabilizzazione della situazione politica in Kirghizistan attraverso l’assistenza dell’OSCE, dell’ONU e delle altre organizzazioni.
Il 21 giugno il Presidente kazako Nursultan Nazarbayev ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“Il Kazakhstan vuole la stabilità del Kirghizistan. In qualità di Capo di uno Stato che presiede l’OSCE, faccio tutto quello che è in mio potere per consolidare la fornitura di assistenza umanitaria ed altri aiuti. Già con l’appoggio della CSTO (l’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva), Russia, Kazakhstan e Uzbekistan stanno offrendo la loro assistenza al Kirghizistan e credo che questo abbia costituito, per l’Uzbekistan, una sfida. Dobbiamo pertanto ringraziare il Presidente Islam Karimov e l’Uzbekistan che hanno assunto su di sé l’onere di far entrare quasi 100 mila persone al giorno, accogliendole e fornendo loro il vitto e le cure necessarie. Posso immaginare quanto sia stato difficile per questo Paese, quali problemi abbia dovuto affrontare.
Noi dei Paesi limitrofi – Kazakhstan, Uzbekistan e Russia – cooperiamo offrendo la nostra assistenza per la risoluzione di problemi rilevanti. Ma fra le altre cose, voglio menzionare quell’opinione diffusa che fa apparire il Kirghizistan come un Paese povero, uno Stato privo di risorse.
Io non la penso così. Al contrario, il sottosuolo del Kirghizistan è ricco di oro, di ferro, di argento, di rame ed altro ancora. Inoltre, possiede un enorme potenziale di risorse idriche così come di attrattive turistiche. Ma tutto questo dovrebbe essere implementato. Nessuna forma di assistenzialismo, ancorché umanitario, potrà mai sollevare questo Paese. La prima questione è quella se lo Stato può risollevare l’economia offrendo alla gente un lavoro che permetta di sfamare la popolazione. E questo è possibile solo qualora vi sia stabilità. Pertanto è necessario attivare un programma di risanamento economico del Kirghizistan ed il Kazakhstan è pronto a contribuire alla sua realizzazione. Il mio auspicio per il Kirghizistan è quello che riesca ad attuare una propria strategia di rilancio e di recupero dell’economia”.

Il 22 giugno, tra le delegazioni degli Stati membri dell’OSCE è stato fatto circolare un progetto finalizzato a rafforzare le attività in corso dell’OSCE in risposta alla situazione nel sud del Kirghizistan. La proposta comprende:

1. Il rafforzamento delle capacità del Centro OSCE di Bishkek;
2. Il collocamento di gruppi della polizia operativa dell’OSCE in Kirghizistan. L’obiettivo primario della polizia operativa dell’OSCE consiste nel rafforzamento del potenziale del Centro OSCE di Bishkek e nel sostegno verso le autorità del Kirghizistan onde ripristinare l’ordine pubblico attraverso il consolidamento delle autorità locali e la riduzione delle tensioni etniche, contribuendo in tal modo ad alleviare la crisi umanitaria e creare le condizioni sul terreno per favorire una continuità delle politiche del dialogo volte a raggiungere una soluzione duratura della crisi.

Il 27 giugno in Kirghizistan è stato effettuato un referendum per la nuova costituzione. Nonostante abbia votato il 90,7% della popolazione, il capo della Commissione elettorale centrale per le Elezioni e Referendum del Kirghizistan, R. Sariyev, ha detto che i risultati del referendum verranno annunciati a tempo debito.
Il 28 giugno, il Presidente del Consiglio permanente dell’OSCE Kairat Abdrakhmanov ha lodato il referendum congratulandosi con Roza Otunbayeva dichiarando che l’affluenza alle urne è stata sufficientemente elevata.
Sempre il 28, Roza Otunbayeva ha espresso gratitudine al Presidente del Kazakhstan, Nursultan Nazarbayev, sia a livello bilaterale che in qualità di Presidente dell’OSCE, per il costante sostegno offerto al Kirghizistan fin dai primi giorni della crisi. Il 29 giugno, in una conversazione telefonica fra Kanat Saudabayev ed il Segretario di Stato statunitense, Hillary Clinton, quest’ultima ha espresso la propria gratitudine e il proprio sostegno agli sforzi profusi dal Presidente Nursultan Nazarbayev e dalla Presidenza dell’OSCE, tenuta dal Kazakistan, per riportare la pace e la sicurezza nel Paese vicino e nella regione dell’Asia centrale.


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